verde
un’altra stazione un altro aeroporto
rotaie e cieli per andare senza restare
partire senza arrivare
svuotato il cuore
riempio la testa di ghiaccio e libri
piango
la sabbia sotto i piedi
il mare che mi veste d’azzurro
il verde che appiena l occhio
estate
sono calme e lucide
come spade mai usate
le notti d’estate sanno di sale
sanno di sogni e di vino bianco
si stendono lente e si fanno amare
non parlano molto
sono ernie tra il sole e la sabbia
avevo cento anni
mi sono svegliato
avevo cent’anni
sgarri nella pelle profondi e bui
appuntati sulla fronte
avevo gli occhi dei pesci sul banco del mercato
la voce nera come un tavolo in osteria
le mani inferme
le dita a uncino
avevo cento anni
avevo la schiena piegata di giorni che m’hanno rubato
barattati in disordine
la notte
l’odore della pioggia è un aratro senza buoi
una pausa di schegge e luccichii a lampioni morti
prima d’entrare ti bussa alla porta
ospite per un caffè
Gli amanti
Gli amanti si guardano piano
con le mani si cercano le mani
e con le dita fanno giochi
e quelle dita si incastrano e s ingabbiano tra loro
diventano complici
gli amanti che ridono
hanno un’altra luce dentro agli occhi
chiedilo a loro il perché della vita
al tavolo d’un bar seduti vicini
gli amanti ti guarderanno
ma le mani mai smetteranno di cercarsi
Il fiato che mi resta
Se ti va lasciami vivere
sono stanco d’esser morto
se hai voglia prendimi la mano
mi farò guidare
come un bambino
se ci sei chiamami
e ti risponderò,
con tutto il fiato che mi resta
Il mattino
Il mattino ha la faccia pulita
si veste di chiaro ed esce per strada
carezza strade e case e va dritto verso sera
Pelle
di sole di mare di stelle
un vestiti di vita cucita sulla pelle
Zanzare
terra fango voci dalla memoria
si bagnano di pioggia
E poi il motore che abbaia
Le mani graffiate di cielo
Stracci di case e figli
E il canto delle zanzare.
Le parole più belle
le parole più belle
sanno spesso di fumo
sono spesso
amare e non si fanno masticare
le parole più belle
si arrampicano alte
muoiono veloci
o si schiantano con un gran rumore
e si ricorda il rumore
le parole più belle
non amano essere ricordate
Onde del grano
Squarci di cielo
Visibili
Solo dove il cielo scompare
Croci imbrattate di vernice
E lacrime
Mi sveglio tra onde nel grano
E gli sputi di rabbia
Non rido non trovo la forza
Lame verdi a leccare i piedi
Pensieri ingialliti mi toccano gli occhi
Di più
Più in alto dove
il mondo mi si vomita addosso
Occhio
voglio una vita che sappia di me
fuoco che scalda brucia bagna
pigiami di lino
foglie
fogli
di ogni altra vita
quando il mare finisce nella sabbia
i passeri muoiono ubriachi d’orgoglio
quello che voglio
e le dita di quello che sogno
sapore di mirto e benzina
ed il rumore che scema
diventa occhio cieco
Madonne
lance arroccate
tavoli sporchi
tovaglie impregnate di cristi
tra visi spenti
madonne in vendita
la soglia lucida
Torri
incontri
scontri
per trovare
per perdere
un cumulo di giorni
un’eternità di momenti
zuppi di birra
di nomi e di facce
una torre fatta di foto
parole, ricordi
accumulati in disordine
Eco
Parole si inseguono
Lettere si ammucchiano
E pensieri senza fine
sottili si perdono nell’assurdo
E ancora parole senza voce
echeggiano
Vita
Un bambino che si sporca le mani,
la notte che diventa giorno
una striscia di sabbia in estate
diventa una stufa, un gatto uno stormo
qualche volta si mette in ginocchio,
come vedova davanti all’altare
altre invece si lancia in picchiata come fosse un tuffatore
è luce che abbaglia ma anche ombra di pino,
una strada a bordo fiume
che s’allunga e diventa un cammino
Sabbia e cemento
Seduto su un sogno
Respiro sabbia
E vomito cemento
Eccoti
Su un pezzo di carta
Bagnato di parole
Impregnato di silenzio
un castello di carte
Ad aspettare
Il vento
Storia
Marcato dal tempo
Ancora una volta accelera il passo
Tra voci e rumori
Quanto tempo
quanti volti
quante pagine
ognuno è un pensiero
ognuna è una voglia.
Parole
Parole si inseguono
Lettere si ammucchiano
E pensieri senza fine
sottili si perdono nell’assurdo
E ancora parole senza voce
echeggiano
tra
Ti ho cercato
tra le rughe di una fronte
Ti ho cercato
tra le pieghe
di un vestito
sopra le nuvole
tra le pagine
di un giornale
ti ho rincorso
in mezzo a fiumi di persone
ti ho rincorso
su tutte le vie
fra righe bianche e marciapiedi di mondo
ti ho amato
poi la noia ti ha portato via.
Per tutta la vita
Andato, veloce in silenzio, quasi per gioco
Seduto mi guardo le mani, non resta che niente, solo un’anima distrutta e un cuore che non batte
vorrei morire per tutta la vita
Lo stomaco è un buco, dentro agli occhi le lampade del bar nei bicchieri ghiaccio e parole. Sarai felice, ti sveglierai, avrai un’altra vita, un altro te da costruire, ti inventerai sorrisi e spiagge, aspetterai il sole, cercherai altri occhi, in altre bocche per tutta la vita.
I piedi
appeso ad un ramo d’anima
mi dondolo
sopra le case e i tetti
mi nascondo
nella penombra della mia stanza
appeso ad un ramo d’anima
mi guardo i piedi leggeri
leggeri fendono l’aria
all’ombra di me
di una vita che fatico a vivere
appeso ad un ramo d’anima
tutti i miei giorni
e un campo bruciato aspetta la pioggia
sconfitto
Cognac
vestite di nero
le notti si abbracciano da sole
si baciano, si toccano silenziose
barattano vita e sogni
con ombre sui muri e luci a metà
sbattono sulla strada
in qualche vetrina
le notti si scaldano la voce col cognac
poi sputano a terra
come i vecchi
Luna
Buio sul selciato
Stasera neanche la luna ha voglia
Luce arriva da finestre accese
Puzza di vite
E radio che cantano
Qualcuno che parla
Bombe di vocali fonde
Il muro crepato d’acqua
Nessun gatto a farmi compagnia
I piccioni sulla torre dormono
Stasera qualcuno muore
Lascio fumo nell’aria e lo guardo
Stasera che la luna non ha voglia
Le ombre stanno buone dentro le tende
Le dita si girano intorno e non si toccano
Il deserto dell’anima è fiamma ardente
Neve
Un cuore sventrato
un buco nell’anima
la neve copre tutto, copre tutti
in silenzio la neve avvolge come una sciarpa
i giorni s’accavallano veloci chè difficile tener conto
Candele
Mezze candele appoggiate per forza su candelabri
di vetro chiaro, tutti alti uguali,
se guardi bene si vede la polvere
nascondono un pezzo di mare,
l’acqua del fiordo
che esce da dietro al tetto della casa bianca,
di legno bianco resta aggrappata ai fili della luce,
sotto un cappello di tegole rosse e un camino quadrato e troppo grande
Strade
Le strade d’inverno sono nere, migrata la luce spensierata delle sere estive, rimangono persiane chiuse e muri scrostati, qualche volta passa un gatto altre volte sul lampione arriva una colomba, sento qualche passo e vedo raramente anime passare silenziose: di tanti che qui ci hanno vissuto resta qualche ricordo. La tristezza sale lenta dai piani bassi per arrivare fino ai tetti. Nei bar sono in pochi a restarsene seduti, cercano conforto in un bicchiere e parlano di niente, da sempre, tristezze destinate a cavalcare giornate senza sella.
Sento l’eco dei miei passi mentre cerco conforto e sole: la vita di paese è una giostra senza bambini, sono tanti a partire per cercare di più e scompaiono i loro volti e coi volti spariscono piano i paesi che li hanno cresciuti: le vite che li hanno visti giocare sono trappole per chi è rimasto per qualcuno prigioni dorate. Eppure quel paese batte col cuore di chi è andato.
Le strade in inverno sono nere, nere come le sere senza voce, impregnate di acqua e fumo di cammini, sono strade che non vanno in nessun posto; finiscono nel loro percorso, sono vuote, tristi e sempre in lutto.
Giorni
Se ti siedi a guardarli
i tuoi giorni
li troverai sempre al solito posto
incastrati tra strade e città
a volte poggiati al muro
o nelle stanze di un aeroporto, d’una stazione
se ti fermi a osservarli
vedrai
che ogni giorno cercava qualcosa anche se stanco
La pecora
Un giorno ho smesso di sognare
Io non lo so il perché
non so come ma un giorno ho smesso di sognare
faceva freddo, il cuore non batteva più
Forse i grandi sognano meno
e quando lo fanno ne hanno vergogna
io non lo so
ma sono incastrato tra giorni che vanno veloci
e voglia di nuvole a forma di pecora
Cresci
Poi è successo quello che non sapevi cosa fosse, hai imparato a viverti e a giocare questo gioco strano, hai lasciato l’inutile e continuato a camminare abbandonando di poco in poco tutto quello che non serviva per far spazio a quello che sarebbe venuto fino a diventare un esperto di sopravvivenza, un bagaglio di lance, di archi di braccia e medaglie.Se a vent’anni t’avessero detto che sarebbe andata così ci avresti sorriso, di più, avresti riso così forte da starne male, perché a vent’anni la vita non la sai
Vent’anni
Sceso le scale di corsa e via a cercarla, quella vita fatta di sogni da scartare.Chi parte lascia sempre qualcosa dietro di se, chi lascia una casa e chi lascia una vita da scordare. Partire per rifarsi una vita e per scordarne una, per ricominciare, per sperare.Chi parte arriva, arrivare non è mai facile: vuol dire ricominciare, spesso da meno uno, tutti i giorni si ricomincia, si fa fatica non è mai facile spesso si guarda indietro e si rimpiange quello che si è lasciato, ci manca la casa, gli amici, gli amori e le strade di sempre, ci si perde tra metropolitane e autobus, si scompare dentro un bar o una panchina, da soli, in silenzio a guardare avanti a cercare uno spazio, un posto nel mondo
Dentro le case
Dentro le case ci sono le vite degli altri, dalle finestre qualche volta, se guardi attentamente, rubi qualche attimo della loro vita, una donna sui cinquanta beve il caffè seduta davanti alla tv, un ragazzo che davanti ai fornelli prepara quello che sarà il suo pranzo, un uomo che gira per la stanza, forse parla, cucite insieme, questi squarci di vite altrui sono il riassunto di tutte le vite che si affaccendano tutti i giorni nella loro normalità